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Utenti sconvolti: hanno pagato ma le canzoni sono state rimosse | “Il contenuto non è più disponibile”

Spotify dichiara guerra alle intelligenze artificiali generative – ipaddisti.it

Ancora un caso di utilizzo dell’intelligenza artificiale al limite: Spotify rimuove migliaia di contenuti della società Boomy sulla sua piattaforma. La startup, nata nel 2021, offre ai suoi utenti la possibilità di utilizzare un’intelligenza artificiale generativa in grado di creare canzoni totalmente nuove a partire da un input di testo. Dopo alcune proteste, la società di riproduzione musicale ha rimosso il 7% dei brani generati dall’IA.

I primi mesi del 2023 si sono contraddistinti per un acceso dibattito su un argomento molto sensibile. Il riferimento è all’ondata di pareri e pensieri che sono stati spesi sull’intelligenza artificiale. Tutto è cominciato con la mossa della società OpenAI, nella quale si ritrova lo zampino sia di Microsoft che di Elon Musk. La diffusione su scala globale della sua ChatGPT ha davvero sbalordito l’intera utenza mondiale.

Fino a quel momento, infatti, poche persone avevano presente fino a che punto di fosse arrivati nello sviluppo degli algoritmi legati all’intelligenza artificiale. ChatGPT ha mostrato come l’IA può supportare alcune attività quotidiane, ma non solo. Le intelligenze artificiali generative, infatti, possono benissimo sostituire gran parte dei lavori umani, almeno sulla carta. La generazione di immagini e fotografie realistiche di eventi mai accaduti, come il funerale di Berlusconi, o la creazione di articoli per blog, o ancora di canzoni, sono tutte operazioni che stanno ponendo il genere umano davanti ad alcune domande importanti.

Spotify dichiara guerra all’IA generativa: rimossi migliaia di brani dalla piattaforma

Qualche tempo fa si era verificato il caso della canzone creata dall’intelligenza artificiale che vedeva protagonisti di un duetto fittizio Drake e The Weeknd, due artisti particolarmente famosi. Il brano generato, Heart on my sleeve, è diventato subito virale, nonostante i suoi limiti qualitativi. Le etichette musicali da tempo si battono per far sì che venga riconosciuta una violazione del copyright in questi casi. Per ora, però, esistono addirittura startup che vendono alcune possibilità furbesche di guadagnare con questi metodi.

Questi casi si verificano in assenza di normative adeguate alle capacità delle IA – ipaddisti.it

È il caso di Boomy, società nata nel 2021, che invita i suoi utenti a creare brani con l’IA dei suoi servizi e a caricarli sulle piattaforme di riproduzione musicale per guadagnare sulle royalties. Universal Music Group ha protestato sulle pratiche, ritenendo che anche il numero di streaming fosse falsato grazie all’intelligenza artificiale. Spotify ha dichiarato che è ben consapevole di tutti questi limiti, e ha provveduto a rimuovere il 7% delle canzoni di Boomy, cioè decine di migliaia di brani.

Published by
Domenico Rossi