L’industria di spyware e sistemi di sorveglianza finisce nel mirino di Meta. Non c’è dubbio, il controllo rivela delle informazioni davvero incredibili.
Reti di account fasulli, applicazioni che nascondono veri e propri trojan, vulnerabilità che sono state utilizzate per accedere ai dispositivi di giornalisti, politici e attivisti.
Nelle ultime ore, non si fa altro che parlare della notizia che ha coinvolto due aziende molto importanti come Meta e Google, le quali hanno puntato il dito contro alcune aziende italiane che si occupano di cybersicurezza.
Spuntano i primi nomi come Cy4Gate, Negg Group e Ips Intelligence che, nel frattempo, sembrano sfuggire a qualsiasi tentativo di richieste di informazioni.
Ma quali saranno i rapporti inerenti la sicurezza su Internet, stilati dai due colossi Meta e Google? Scopriamolo insieme nei prossimi paragrafi.
Come affermato in precedenza, sia Google che Meta, hanno deciso di effettuare alcuni controlli inerenti la realtà della cybersicurezza. Tuttavia, i risultati hanno evidenziato una falla piuttosto preoccupante. Nel mirino vi sono alcune aziende italiane, tra cui Cy4Gate. Si tratta di un’azienda che si occupa di intelligenza artificiale che ha sede a Roma ed è quotata in borsa. Nel rapporto di Meta, il quale interessa proprio tale azienda, viene dichiarata la rimozione di una rete di account falsi sia su Facebook che Instagram, collegati a Cy4Gate. Pare che, grazie all’intelligenza artificiale, l’azienda in questione abbia generato delle immagini che poi sono servite per rendere gli account quanto più veritieri possibili. In un’intervista a Wired, i responsabili di Cy4Gate hanno affermato: “la maggior parte dei prodotti del gruppo sono potenziati da soluzioni proprietarie di intelligenza artificiale: tuttavia nessuno di questi è progettato per eseguire scraping massivo di contenuti presenti su internet”.
La vasta ricerca di Meta ha, inoltre, rilevato altre attività abbastanza insolite da ricondurre anche a Ips Intelligence, sempre azienda romana fondata nel 2001. L’accusa è quella di aver raccolto informazioni attraverso degli account generati con l’intelligenza artificiale. Continua la lista degli indagati con il gruppo spagnolo Variston che ha respinto gli addebiti dei due colossi facendo dichiarazioni abbastanza chiare affermando di non aver mai “condotto operazioni simili a quelle descritte” e di non esser mai stati “coinvolti in operazioni di intelligence”. Insomma, il fenomeno della sorveglianza digitale è ora più che mai attivo e rappresenta motivo di grande preoccupazione perché attraverso l’utilizzo delle tecnologie avanzate, è possibile farsi credere chiunque. Ciò consente a chi effettua questo tipo di operazioni, di poter agire indisturbato facendo pressione su dissidenti politici e opposizione.