Smartphone e tablet ormai obsoleti: la nuova tecnologia li manderà in pensione | Mai vista, neppure nei film di fantascienza
Consumismo, moda, progresso. Tre parole che portano la gioia di avere uno smartphone super performante, che diventano dolori per l’ambiente.
Per otto miliardi circa di persone sulla faccia della Terra, ci sono circa sei miliardi e mezzo, quasi sette, di smartphone, Android o iOS non fa nessuna differenza. Il lato positivo del consumismo c’è, ormai con i cellulari ci si lavora, oltre che svagarsi. Il lato negativo è la durata di un telefonino, di media due tre anni al massimo, anche se dipende ovviamente dal consumo che ne facciamo.
La moda fa tanto, Apple ci ha costruito un impero con il concept estremo ed estremizzato che anche l’occhio vuole la sua parte. Samsung, poi, con i pieghevole ha svoltato. Chissà chi arriverà per primo alla corsa per i rollable, il nuovo che avanza per molti.
Progresso è l’altra parola chiave, basti pensare solo a questo 2023, all’esplosione definitiva dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale: basta solo nominare ChatGPT perché il bot di OpenAI diventi virale. E chissà cos’ha in mente Google, chiamato a rispondere ai competitor. In questo contesto storico-culturale, inevitabile prestare attenzione a dove stanno andando gli smartphone, a quanto pare una nuova tecnologia vuole mandare in pensione i cellulari tradizionali, quelli di cui ormai ne facciamo uso e abuso più che quotidiano.
Interfacce flat touch, con o senza schermo, hanno invaso ormai da tempo il mondo moderno. La tecnologia touch è passata serenamente ai PC portatili, figuriamoci. Tuttavia, il loro feedback tattile è minimo, spingendo molte ricerche sulle tecnologie di visualizzazione tattile e che cambiano forma che sono autonome, ad azione rapida e offrono millimetri di spostamento pur essendo spesse solo pochi millimetri.
Il touchscreen si evolve: il futuro diventa presente
Così i ricercatori della Carnegie Mellon University appartenenti al Future Interfaces Group hanno deciso di portare qualcosa di nuovo. Lo hanno spiegato Craig Shultz, Chris Harrison e il loro gruppo di ricerca. “Presentiamo un nuovo tipo miniaturizzabile di display che cambia forma utilizzando pompe elettroosmotiche incorporate”. Immaginate quei giochini gommosi colorati, tanto di moda da anni in Italia, simili a bollicine che si spingono ma non si rompono. I poopit, li chiamano così. Il concept non è molto diverso dal team di ricercatori Carnegie Mellon University appartenenti al Future Interfaces Group.
“Le nostre pompe – continuano Craig Shultz e Chris Harrison – controllate e alimentate direttamente dalla tensione applicata, hanno uno spessore di 1,5 mm e consentono accatastamenti completi inferiori a 5 mm. Tuttavia, possono spostare l’intero volume di fluido in 1 secondo e generare pressioni di ±50kPa, sufficienti per creare caratteristiche tattili dinamiche su scala millimetrica su una superficie in grado di resistere alle tipiche forze di interazione”.
Dalla nuova tecnologia agli smartphone il passo è breve. Parola di Craig Shultz e Chris Harrison. “Questi sono gli ingredienti tecnici necessari per abilitare, ad esempio, una tastiera pop-up su uno smartphone piatto – concludono – quantifichiamo sperimentalmente le prestazioni meccaniche e psicofisiche dei nostri display, concludendo con una serie di interfacce di esempio”.