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In questi giorni, entrando nelle classifiche di App Store nella sezione iPad, ci si rende conto che l’applicazione più venduta si chiama Pocket Build, ed è un gioco in cui bisogna costruire una città. Nulla di nuovo, si potrebbe dire, ci sono tantissimi giochi del genere, ma in questo caso c’è una differenza fondamentale: il gioco è a pagamento (e non gratis), e inoltre non ha alcun obiettivo, serve solo a costruire.
Detto così potrebbe non sembrare granché, ma in effetti cerca di andare contro corrente rispetto ai tantissimi giochi gestionali cittadini in cui bisogna costruire si, però per farlo c’è bisogno di completare delle missioni. Missioni che vanno completate sostanzialmente in due modi, spendendo dei soldi o aspettando del tempo. E questo, chiaramente mina la volontà di chi gioca per il gusto di giocare, di chi non vuole pagare costantemente per poterlo fare.
Pocket Builder risolve questo problema e, a giudicare dal successo che ha ottenuto, ci riesce anche: infatti tutto quello che potremo fare è costruire un ambiente, composto da città ed elementi naturali, avendo a disposizione tantissime personalizzazioni.
Personalizzazioni già disponibili, che non costano nulla e che non dobbiamo ottenere: in pratica, un gigantesco Sandbox in cui l’unico limite è la nostra fantasia.
Di sicuro, un’idea del genere per un solo euro di costo risolve i problemi principali di tutti i giochi pay-to-win, però dall’altra parte si viene a creare un dilemma: è un vero gioco? Perché qui, senza obiettivi né condizioni di vittoria, abbiamo una situazione che a lungo tende a stancare, un gioco che sembra più un’app di pittura o di relax che un titolo vero e proprio.
Naturalmente, l’idea può piacere o non piacere, ma non è da escludere che visto il successo dell’applicazione in questi giorni (peraltro senza particolare pubblicità, è un gioco che è “cresciuto da solo” in termini di vendite) gli aggiornamenti successivi la renderanno un gestionale cittadino vero e proprio, come ne mancano su iPad ormai da diverso tempo.
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