Inizia la lotta tra Apple e Chat GPT: già rese inaccessibili migliaia di App dello Store
Guerra in corso tra Apple e il sistema Chat GPT. Vediamo di cosa si tratta, oltre alle implicazioni della vicenda.
Recentemente si è affermato il sistema di Chat GPT, basato sull’intelligenza artificiale. Esso è integrabile da tutte le app che fanno uso della scrittura a schermo, e sono diversi gli sviluppatori che hanno così deciso di integrarlo.
Fra questi sviluppatori, ce ne sono diversi che sviluppano le proprie applicazioni appositamente per l’Apple Store. Ed è proprio qui che la Apple interviene in modo contrario. Ecco spiegati tutti i risvolti della vicenda.
La Apple e l’integrazione di Chat GPT
Per come preannunciato in apertura, la Apple non vede bene l’introduzione di Chat GPT, ritenendola poco sicura. Il riferimento è a quell’utenza ancora minorenne e più facilmente manipolabile, la quale non trarrebbe un esempio positivo dalle situazioni che si verrebbero così a creare. Chat GPT, facendo affidamento su modalità di scrittura automatiche che supportano la scrittura manuale in base a quanto già scritto in altri contesti, può suggerire delle espressioni poco felici.
La Apple si preoccupa soprattutto della generazione, da parte di tali strumenti linguistici, di contenuti che siano inappropriati per i bambini. Le app presenti sull’Apple Store, salvo eccezioni, sono accessibili ad un pubblico veramente vasto, ivi comprese le fasce d’età dai 4 anni in su. Ciò specie per app che contemplano scrittura e messaggistica.
Ora, è in corso un vero e proprio scontro che vede la Apple schierata da un lato e gli sviluppatori dall’altro. Limitatamente agli sviluppatori, sia chiaro, che desiderano far ricorso o continuare a far ricorso a tale integrazione. Non che la Apple, beninteso, voglia eliminare la presenza di tali app scaricabili dalla piattaforma, ma ha comunque imposto di innalzare il limite d’età a 17 anni. In alternativa raccomanda di escludere l’integrazione di Chat GPT.
Le prospettive per una soluzione
Gli sviluppatori in questione non ci stanno. Dal punto di vista degli stessi, si rinuncerebbe ad un’innovazione, o nell’altro caso, si ridurrebbe inevitabilmente il pubblico usufruente dell’app. Nell’ultimo caso il che si tradurrebbe in diverse perdite sul piano economico-commerciale. A tal fine, gli sviluppatori medesimi hanno avanzato una contestazione interna ad Apple, e attualmente la divisione App Review Board indaga sul reclamo.
Anche il celeberrimo motore di ricerca Bing, avendo integrato il sistema d’intelligenza artificiale, ha dovuto elevare per l’app corrispondente l’età a 17 anni di requisito. Su Google Play nessuna azione analoga intrapresa. Sembra che la pretesa di Apple sia ad ogni modo legittima, volendo tutelare l’infanzia. Ma si spera anche che si possa trovare un punto di raccordo fra le posizioni espresse, magari con l’introduzione di determinati filtri sull’uso del sistema CPT.