La nota piattaforma dedicata al mondo del lavoro, LinkedIn, ha ufficialmente annunciato che chiuderà il suo supporto in Cina. Le motivazioni sono quelle facilmente immaginabili: da una parte la politica stringente del mercato cinese; dall’altra la difficoltà del contesto macroeconomico. La piattaforma di proprietà Microsoft, dunque, segue la scia di tanti altri social che hanno deciso di non essere presenti in Cina.
Gli eventi geopolitici che si stanno susseguendo negli ultimi anni stanno creando un nuovo tipo di ordinamento delle potenze mondiali. Da decenni, oramai, si parla di globalizzazione. Basti pensare alla famosa crisi dei semiconduttori, cioè tutte le difficoltà che il Covid-19 ha lasciato sulla catena logistica dedicata all’approvvigionamento di microchip.
Il principale Paese ad esportare questa materia era la Cina. Con tutte le quarantene e i lockdown, le industrie occidentali hanno fatto molta fatica a recuperare le giuste quantità di materia prima per sopperire al loro bisogno industriale. Di conseguenza, il mercato occidentale si è ritrovato con un’offerta non all’altezza della domanda dei consumatori. In altri casi, però, fare affari è molto più complicato a causa delle norme stringenti presenti sui territori di competenza. È proprio questo che ha portato LinkedIn a una decisione definitiva: stop agli affari in Cina.
Storicamente, la Cina adotta alcuni regolamenti interni molto stringenti sulla politica del materiale diffuso online. Per questo motivo, già dal 2010 Google ha deciso di chiamarsi fuori e di lasciare il mercato cinese. Molti social, tra cui Facebook, YouTube, Instagram e Twitter, sono stati poi bloccati a causa della violazione delle suddette norme. Uno tra i pochi social ancora rimasti in vita in estremo oriente, LinkedIn si era adeguata a tutte le normative vigenti, creando un social ad hoc chiamato InCareer. Purtroppo, però, ciò non è bastato per far cambiare idea alla dirigenza.
Come lo stesso CEO Ryan Roslansky ha affermato, in un momento così difficile a livello macroeconomico l’azienda necessita di essere più resiliente. Il mercato cinese non è più redditizio come poteva essere qualche anno fa, a causa di una concorrenza agguerrita e di norme stringenti. Da qui è arrivata la decisione che ha portato la società di proprietà Microsoft a fare dietrofront. Il problema è che ciò porterà al ridimensionamento della forza lavoro: ci si attende un taglio di circa 716 posti di lavoro.