Il marchio iWatch è già registrato negli USA e in Europa, problemi per Apple
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Ecco cosa succede quando si aspetta troppo tempo per l’annuncio ufficiale di un prodotto che esiste da mesi e mesi nelle indiscrezioni del web: qualche altra azienda ne registra il marchio, e i piani di marketing devono essere cambiati in maniera netta.
E’ il caso dell’iWatch, il tanto vociferato smart watch di Apple che dovrebbe uscire sul mercato entro la fine dell’anno. La casa di Cupertino ha già registrato il marchio “iWatch” in diversi Paesi, come ad esempio il Messico, la Turchia e Taiwan, tuttavia pare che ci saranno dei problemi nella registrazione del trademark negli USA e in Europa.
In dettaglio, negli Stati Uniti il marchio è già stato registrato dalla società OMG! Electronics, un’azienda sconosciuta fino ad oggi e che ha proprio intenzione di produrre uno smart watch chiamato iWatch. Curiosamente, tale azienda non ha i soldi necessari per far andare avanti il progetto, e sta raccogliendo fondi sul web per cercare di arrivare alla cifra di 100.000 dollari. Al momento sono stati raccolti solo 1.434 dollari, e in tutta onestà non crediamo che il progetto andrà a buon fine.
La società OMG! Electronics commercializza da tempo alcuni smart watch cinesi di bassa qualità, e la registrazione del marchio iWatch negli USA senza dubbio ha portato ad una grossa pubblicità gratuita.
Per quanto riguarda l’Europa, la situazione è ancora più complicata: la società britannica Probendi Inc. ha infatti registrato nel 2008 il marchio iWatch a livello comunitario, ovvero l’azienda possiede i diritti per utilizzare il trademark in tutti i Paesi appartenenti all’Unione Europea. In questo caso, iWatch non è uno smart watch, bensì un’applicazione che invia file multimediali e posizioni GPS in tempo reale ad una piattaforma di security del governo.
Nell’ipotesi che l’iWatch di Apple esista per davvero, la casa di Cupertino avrà qualche problema a commercializzarlo negli USA e in Europa, proprio a causa dei trademark già presenti. Ma in fondo, ad Apple i soldi non mancano, e siamo certi che un accordo economico sarà la soluzione per risolvere questa situazione.
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