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La società di ricerca mobile Flurry Analytics ha recentemente pubblicato un’analisi in cui prende in esame i prezzi delle app presenti nell’App Store: analizzando oltre 350 mila applicazioni in un arco di tempo di 4 anni, la società ha rilevato che la percentuale di software disponibili gratuitamente è costantemente aumentata dal 2010.
Oggi circa il 90% delle app può essere scaricato in modo gratuito, mentre il 6% costa solamente 0,89 centesimi; nel 2011 le prime ammontavano all’80% e le seconde al 15%. Flurry attribuisce la tendenza al semplice fatto che i clienti “vogliono contenuti gratuiti più di quanto vogliano evitare annunci o avere contenuti della massima qualità possibile”.
Gli stessi sviluppatori hanno capito che, a lungo andare il modello di business freemium può essere oltremodo più redditizio di quello tradizionale: mentre la vendita di app a 0,89 o 1,79 euro garantisce un incasso immediato ma limitato a causa del timore di acquistare un prodotto insoddisfacente, l’offerta gratuita permette di accumulare immediatamente una grande base di utenti e di guadagnare in maniera progressiva nel tempo attraverso gli spazi pubblicitari e lo strumento degli acquisti in-app.
Non sorprende che l’aumento della percentuale delle app gratuite è accompagnato di pari passo da un diminuzione del costo medio. La società di analisi ha rivelato che il costo medio di un’app per iPhone ammonta oggi a 0,19 dollari, mentre quello dei software per iPad è di 0,50 dollari.
“Questi risultati supportano un altro risultato derivato dalle indagini: gli utenti iPad tendono ad essere più spendaccioni dei proprietari di altri dispositivi, tra cui iPhone. In media, il prezzo delle app per tablet nel mese di aprile di quest’anno è stato 2,5 volte più elevato di quello delle app per iPhone e più di 8 volte maggiore di quello delle applicazioni Android. Questo rischia di essere almeno in parte attribuibile al fatto che, in media, i proprietari di iPad hanno redditi più elevati rispetto ai proprietari di altri dispositivi”.
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