ChatGPT ci porterà a morire di sete: l’oscura verità che ruba milioni di litri di acqua all’Uomo
Fino al 30 aprile, in Italia, un caso più unico che raro, ChatGPT è bloccato. Almeno fin quando non risponderà alle richieste del Garante.
L’ultimo summit avvenuto fra le parti ha segnato una sorta di apertura verso la possibilità di utilizzare uno dei chatbot più evoluti (e chiacchierati) nel nostro Paese. Ognuno resta delle sue convinzioni, ma almeno si è fatto un passo avanti: chi non bloccato a priori il progresso, chi garantendo una maggiore sicurezza in tema di privacy.
Proprio mentre in Italia si cerca un dialogo con OpenAI e si capisce sempre più il del linguaggio creato da ChatGPT, arriva un terribile alert, direttamente da un gruppo di ricercatori dell’Università del Colorado Riverside e del Texas di Arlington.
Il report in questione, un documento ancora da sottoporre a revisione paritaria, intitolato “Making AI Less Thirsty” esamina l’impatto ambientale dell’addestramento all’IA, che non richiederebbe solo molta elettricità ma anche tonnellate di acqua per raffreddare i data center.
Esaminando quanta acqua è necessaria per raffreddare i centri di elaborazione dati impiegati da aziende come OpenAI e Google, i ricercatori statunitensi hanno scoperto che solo per addestrare GPT-3 da solo, Microsoft, che è partner di OpenAI, ha consumato ben 185.000 litri d’acqua – che è, secondo i loro calcoli, equivalente alla quantità di acqua necessaria per raffreddare un reattore nucleare.
Risorse e forniture idriche a forte rischio
Come osserva il documento, l’acqua utilizzata da Microsoft per raffreddare i suoi data center con sede negli Stati Uniti durante l’addestramento del GPT-3 è stata sufficiente per produrre “370 auto BMW o 320 veicoli elettrici Tesla. Nella fattispecie, gli studiosi hanno calcolato che l’addestramento di GPT-3 (la versione precedente al nuovo GPT-4 rilasciato di recente) ha consumato la bellezza di 700mila litri d’acqua dolce per il raffreddamento dei data center. Il quantitativo, viene evidenziato nello studio, è pari a quello necessario per la realizzazione di 370 auto BMW o 320 Tesla.
A preoccupare gli scienziati sarebbe l’impatto che potrebbe avere ChatGPT sulle risorse e forniture idriche mondiali, a causa dell’enorme popolarità di cui gode il chatbot. L’allarme arriva in un periodo non certo facile per l’ambiente, alle prese con problemi relativi alla siccità che stanno interessando in maniera importante anche il nostro paese. GPT-4 potrebbe aumentare ulteriormente l’impatto, ma gli studiosi osservano che i problemi legati al consumo d’acqua non dovrebbero limitarsi solo ad OpenAI, ma anche agli altri modelli sviluppati da altre società.
I data center di Google ad esempio solo negli USA hanno consumato 12,7 miliardi di acqua dolce nel 2021, di cui il 90% potabile. Dati che secondo gli autori devono spingere le autorità ad affrontare la questione in maniera seria. Ci mancava anche questa per il chiacchierato chatbot.