Per l’accusa, alcune app per iPad, iPhone ed iPod Touch, trasmetterebbero a terzi, per scopi pubblicitari, alcuni dati ed informazioni personali degli utenti, il tutto all’oscuro di questi ultimi. Entrando più nel dettaglio, queste applicazioni (come Pandora e Dictionary.com per fare qualche esempio), sfruttando l’unique device identifier (codice che identifica in modo univoco ogni prodotto Apple), invierebbero a società pubblicitarie e di ricerca alcuni dati sensibili relativi agli utenti, come il tipo di software scaricati ed il loro tempo di utilizzo, il reddito, l’età, l’orientamento politico e sessuale, ecc…
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Majed Nachawati, uno degli avvocati coinvolti nella vicenda sostiene che:
“Non solo sono utilizzati i dati ed è violata la privacy, ma le società coinvolte ne traggono anche profitto. E se ne traggono profitto, devono informare correttamente le persone che ne sono la fonte”
Staremo a vedere come evolverà la vicenda: di certo vi terremo informati!
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