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Apple Music è il nome del nuovo servizio di streaming musicale annunciato ufficialmente dalla casa di Cupertino in occasione dell’evento WWDC 2015 di San Francisco, e sembra che l’Antitrust americano abbia già avviato alcune indagini a riguardo. Ecco tutti i dettagli sulla vicenda.
Ma prima di parlare dell’Antitrust (che non è la prima volta che indaga sulle mosse di Apple), vediamo di scoprire i limiti del servizio. Ci sono alcuni svantaggi rispetto alla concorrenza, visto che la qualità massima dei file audio è di 256 kbps, mentre gli altri servizi (compreso Beats Audio) arrivano senza problemi a 320 kbps.
Bisogna considerare un paio di cose: il bitrate a 256 kbps garantisce dei tempi minori di download, e il formato proprietario AAC di Apple a 256 kbps di solito offre dei risultati migliori rispetto al classico MP3 a 320 kbps. C’è poi una cosa molto bella di Apple Music: la riproduzione offline, ovvero la possibilità di riprodurre le canzoni preferite senza alcuna connessione Internet.
A detta dell’autorevole quotidiano New York Times, negli ultimi mesi Apple avrebbe fatto delle forti pressioni sulle etichette discografiche, in merito all’abbandono dei guadagni dalle pubblicità dai servizi come Youtube e Spotify. L’Antitrust americano ha intenzione di vederci chiaro in tutta la faccenda, tanto che si desidera capire “se Apple ha fatto pressioni sulle Major o se le etichette hanno cospirato con Apple per far sparire dal mercato il popolare modello freemium“.
E anche l’Unione Europea ha espresso la propria preoccupazione sul nuovo servizio di streaming musicale di Apple. Insomma, per ora la strada è del tutto in salita, e sarà interessante vedere come si evolverà la situazione nei prossimi mesi, quando Apple Music sarà disponibile in tutto il mondo.
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