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Dopo tutte le critiche ricevute per il ritardo nel rilascio dei sorgenti di “Honeycomb”, Google ha risposto tramite il capo dello sviluppo di Android Andy Rubin.
Rubin, tramite il suo blog, ha ripetuto ancora una volta che Android resta un sistema libero, il lavoro che si sta svolgendo è si atto a limitarne la frammentazione, ma solo per ottenere una compatibilità maggiore su ogni device, non sarebbe quindi pregiudicata la possibilità di personalizzare il sistema con delle interfacce proprietarie da parte delle aziende (come la Touchwiz usata da Samsung) ma dovranno garantire alcuni requisiti di compatibilità di base.
Rubin continua aggiungendo che vi è stata molta disinformazione su questo tema, e ha assicurato che la sua risposta è figlia di una volontà di essere trasparente verso tutto il popolo Android. Il padre dell’Os ha assicurato che Google è assolutamente intenzionata a proseguire lo sviluppo di Android, in modo da ampliarne la diffusione in tutti gli ambiti, anche al di fuori del mercato mobile.
Rubin ha inoltre ricordato che il programma contro la frammentazione dell’Os è una priorità di Google fin dalla versione 1.0 (datata 2008). Una recente ricerca di Baird, ha comprovato le parole di Rubin, da questa si evince che ben l’87% degli sviluppatori Android ritiene che il limite più grande del sistema sarebbe appunto l’eccessiva frammentazione.
Il ritardo nella pubblicazione del codice sorgente non sarebbe dunque imputabile ad un cambio di rotta da parte di Google, ma solo ai ritardi dovuti alla parziale ricompilazione dello stesso verso l’utilizzo di “Honeycomb” sugli smartphone, ricordiamo infatti che inizialmente era destinato ai soli tablet.
Insomma la “guerra” tra l’universo open-source e quello closed-source sembra poter ricominciare, sempre in attesa che il mercato elegga un vincitore.
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