Amici e guardati. Vatti a fidare degli amici. Proverbi e massime possono serenamente valere anche per il nostro nuovo “amico” del terzo millennio: gli assistenti digitali sempre più presenti nelle nostre case.
Amazon con Alexa sul dispositivo Echo, Siri sui dispositivi iOS o il Google Assistant per i device Android, volendo anche Bixby, l’elaboratore per immagini per il Samsung Galaxy S8 che fu: tutti assistenti digitali che all’inizio creavano anche un certo imbarazzo dal momento che ci costringevano a parlare fondamentale con il nulla, senza un interlocutore visivo. Ora sono consuetudine, anche se qualche sorriso appare sempre sul viso di un utente, o di chi gli è vicino.
Alexa, Siri, Google Assistent o Bixby, e chi più ne ha più ne metta, i nostri nuovi amici. Sì, ma fino a un certo punto, riecco quei proverbi che ti fanno esclamare: “vatti a fidare degli amici”.
Attenzione a fare le domande giusti agli assistenti, soprattutto a chi nasconde molti scheletri dentro gli armadi. A Milano un episodio incredibile, che ha fatto il giro in rete sfociando perfino in molti giornali cartacea, e che deve far riflette su mille sfaccettature prevalentemente umane. Che un assistente digitale non può capire. Come tradimenti e scappatelle, per loro, i nostri nuovi amici virtuali, alle stregua di un inserimento del timer per scolare (per esempio) la pasta, piuttosto che una playlist che ci allieta durante la preparazione di un pasto.
Alessia, l’assonanza del nome con Alexa è figlia forse della privacy utilizzata in questo caso da Il Messaggero e ripresa un po’ da tutti, anche se il fatto è realmente accaduto, vive a Milano con il suo partner. Vuoi per gelosia, vuoi per curiosità, vuoi in questo caso per sospetti che evidentemente nutriva da tempo, porge la domanda giusta ad Alexa, quella di Amazon.
“Dove si trova Marco?”. A domanda, Alexa risponde semplicemente svelando quel segreto che il partner di Alessia custodiva da tempo. Marco, anche questo un nome inventato, è con l’amante. Alessia, dimostrando una certa lucida follia o un’intelligenza sopra la media, chiede ad Alexa di leggere gli ultimi messaggi. A Marco va di male in peggio, perché l’assistente digitale spifferone dice tutto. Beccato!
Attenzione dunque a fidarsi degli assistenti digitali, anche perché si potrebbe entrare in un terreno minato, quello della privacy. Chissà, ora, cosa farà Marco, colpevole di una scappatella, al massimo.
Ma per la legge potrebbe trasformarsi da “carnefice” in vittima, perché serve una specifica e autonoma autorizzazione per leggere i messaggi altrui. Insomma, l’Alessia di turno potrebbe non solo essere stata tradita ma anche mazziata per invasione di privacy. Amici (digitali) e guardati.